IL COSTRUTTORE SOLNESS di Henrik Ibsen - Compagnia Vertigo
01-12-2018 / 08-12-2018 - SPETTACOLI
Sab
01
Dic 2018
orario: sabato 1 dicembre 2018 ore 21,00 - domenica 2 dicembre ore 17,00 - venerdì 7 dicembre e sabato 8 dicembre ore 21,00
regia: Francesca Malara
traduzione e riduzione: Roberto Alonge
Il costruttore Halvard Solness : Marco Conte
Aline, sua moglie: Elisabetta Furini
Il dottor Herdal, medico di famiglia: Fulvio Puccinelli
Kaja Fosli, contabile di Solness: Letizia Limitone
La signorina Hilde Wangel: Elisabetta Papallo
traduzione e riduzione: Roberto Alonge
Il costruttore Halvard Solness : Marco Conte
Aline, sua moglie: Elisabetta Furini
Il dottor Herdal, medico di famiglia: Fulvio Puccinelli
Kaja Fosli, contabile di Solness: Letizia Limitone
La signorina Hilde Wangel: Elisabetta Papallo
Non sempre il capolavoro di un autore coincide con il suo testo più famoso. Tutti hanno almeno sentito palare di Casa di bambola del drammaturgo norvegese, ma il suo capolavoro è l’assai meno noto Il costruttore Solness (1892). Inquietante conturbante perturbante trasgressivo: scegliete voi l’aggettivo che preferite, e avrete la cifra di questo dramma misterioso, che si apre su un dialogo degno di un thriller fra Solness, un carismatico professionista di mezza età, e una affascinane fanciulla di 22-23 anni, Hilde, che gli ricorda di essere stata da lui baciata con grande ardore, esattamente dieci anni prima. In quell’occasione l’uomo le promise che sarebbe tornato da lei, dieci anni dopo, per rapirla come un trold, il diavolo del folklore nordico. Ma l’uomo non è mai tornato, e allo scadere dei dieci anni (stesso mese, stesso giorno, stessa ora), è Hilde che viene a cercarlo, introducendosi audacemente in casa sua.
Qual è il segreto di questa storia tanto bizzarra? Forse Hilde è una mitomane, oppure ha semplicemente sognato una scena mai avvenuta. E se invece avesse davvero subìto quell’abuso infantile, perché – lungi dall’esserne stata traumatizzata – è lei, la vittima, a venire ora alla ricerca del suo carnefice? Solness, per parte sua, nega in modo fermo e risoluto, ma forse ha dimenticato, ha rimosso. Però alla fine qualcosa confessa: “Io devo aver pensato tutto questo. Io devo averlo voluto. L’ho desiderato. Ne ho avuto voglia”. I quattro corsivi, tutti rigorosamente di Ibsen, sottolineano con forza la forza del desiderio, la spinta istintuale alla trasgressione. S’intende che Ibsen è un autore morale, che legge abitualmente le Sacre Scritture, come è normale per i luterani, e che – a differenza di tanti teatranti di Otto e Novecento – non mette mai in scena adulteri. Epperò è il più acuto di tutti nel descrivere l’invivibilità dell’inferno coniugale, e nel mettere a fuoco le pulsioni inconfessabili.
Il dramma, tuttavia, curiosamente, può anche essere letto come un feroce combattimento fra l’uomo e Dio, come il tentativo disperato di Solness di sottrarsi al proprio destino: ha cominciato costruendo chiese, poi si è ribellato, mettendosi a costruire unicamente focolari per gli uomini; adesso – sotto la fascinazione di Hilde – vorrebbe farsi costruttore di enigmatici castelli in aria, che alludono a modelli esistenziali fondati sulla attrazione fatale (ma asimmetrica) di persone di diversa generazione.
luci: Ugo Zammit
scenografia: Patrizia Coli
musiche originali: Sergio Brunetti
assistente di scena: Barbara Pettinati
costumi: Costumeria Panciatici
Qual è il segreto di questa storia tanto bizzarra? Forse Hilde è una mitomane, oppure ha semplicemente sognato una scena mai avvenuta. E se invece avesse davvero subìto quell’abuso infantile, perché – lungi dall’esserne stata traumatizzata – è lei, la vittima, a venire ora alla ricerca del suo carnefice? Solness, per parte sua, nega in modo fermo e risoluto, ma forse ha dimenticato, ha rimosso. Però alla fine qualcosa confessa: “Io devo aver pensato tutto questo. Io devo averlo voluto. L’ho desiderato. Ne ho avuto voglia”. I quattro corsivi, tutti rigorosamente di Ibsen, sottolineano con forza la forza del desiderio, la spinta istintuale alla trasgressione. S’intende che Ibsen è un autore morale, che legge abitualmente le Sacre Scritture, come è normale per i luterani, e che – a differenza di tanti teatranti di Otto e Novecento – non mette mai in scena adulteri. Epperò è il più acuto di tutti nel descrivere l’invivibilità dell’inferno coniugale, e nel mettere a fuoco le pulsioni inconfessabili.
Il dramma, tuttavia, curiosamente, può anche essere letto come un feroce combattimento fra l’uomo e Dio, come il tentativo disperato di Solness di sottrarsi al proprio destino: ha cominciato costruendo chiese, poi si è ribellato, mettendosi a costruire unicamente focolari per gli uomini; adesso – sotto la fascinazione di Hilde – vorrebbe farsi costruttore di enigmatici castelli in aria, che alludono a modelli esistenziali fondati sulla attrazione fatale (ma asimmetrica) di persone di diversa generazione.
luci: Ugo Zammit
scenografia: Patrizia Coli
musiche originali: Sergio Brunetti
assistente di scena: Barbara Pettinati
costumi: Costumeria Panciatici